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In tutto il creato solo gli esseri umani sono dotati della parola. Inoltre, la capacità di linguaggio delle persone, possiede diverse peculiarità. Innanzitutto può essere utilizzato anche all’interno di un singolo individuo e, questo fenomeno di particolare rilevanza, evidenzia come il linguaggio sia svincolato dalla comunicazione, infatti, il pensiero potrebbe restare all’interno del soggetto senza essere necessariamente trasmesso come informazione ad un altro individuo. Altro aspetto interessante del linguaggio, risiede nella sua imprevedibilità, cioè, ognuno di noi possiede la possibilità di proferire cose diverse da quello che pensa e viceversa. Ulteriore prerogativa del linguaggio è quella di poter essere utilizzato attraverso la ricombinazione di un numero finito di elementi con la possibilità di proseguire tale operazione potenzialmente anche all’infinito. infatti, noi per formulare frasi di senso compiuto e non, combiniamo le singole lettere dell’alfabeto in modo sempre differente. Questo fatto eccezionale rivela anche un mistero del prologo presente nel Vangelo di Giovanni: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Infatti, troviamo l’incontro tra il finito e l’infinito. Non a caso la trasmissione del sapere religioso ed iniziatico avviene per via orale o per forma scritta. La via orale rappresenta il passaggio dell’informazione tramite il suono e la forma scritta con i segni, simboli e parole. Ad esempio nell’alfabeto biblico sono nascosti misteri incedibili. È alfanumerico, ma le lettere sono anche simboli e possiedono singolarmente un loro specifico significato.

Chiunque sia interessato ad indagare sul vero senso della vita, dovrà studiare e meditare sul grande valore del Logos. La parola è creatrice ed è fondamentale per la creatività. Con le parole partecipiamo sempre ad un processo creativo. Pensiamoci: spesso usiamo dire che l’attuale società sembra “essere vuota”. Ma perché? Le parole nel tempo presente sembrano appunto essere proferite senza l’attenzione necessaria, dunque “sembrano vuote” e di conseguenza noi percepiamo questo senso di vuoto che sembra realizzarsi.

Da qui l’importanza del linguaggio. Ricordiamo le parole di Gesù: “Poiché la bocca parla dalla pienezza del cuore. L’uomo buono dal suo buon tesoro trae cose buone, mentre l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae cose cattive.  Ma io vi dico che di ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio; poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato”. Addirittura il Cristo estende l’effetto e la conseguenza delle parole pronunciate anche dopo la morte, quando ci sarà il giudizio universale. Con le nostre parole dunque compartecipiamo alla creazione della realtà. Dunque, il principio dell’enunciare parole buone dovrebbe essere un vero dogma, o perlomeno, un assioma. Ma essendo l’essere umano una creatura non perfetta, ma perfettibile, è consigliabile almeno considerarlo come una sorta di “postulato”. Il postulato, dal latino postulatum, «ciò che è richiesto», è una proposizione che, senza essere stata preventivamente dimostrata come vera, viene assunta come se lo fosse al fine di giungere logicamente alla verità di una qualche asserzione. Ad esempio, nella Critica della ragion pratica, Kant sostiene che chi aspira a conseguire come fine della sua azione morale il “sommo bene”, inteso come “il bene più completo” (coincidenza di virtù e felicità), deve accettare il postulato dell’immortalità dell’anima: poiché solamente la condizione di santità arreca all’uomo il sommo bene, e poiché essa è possibile solo nell’aldilà, si deve affermare che il soggetto morale deve avere a sua disposizione un tempo illimitato ed infinito assicuratogli da un’anima immortale. Dunque le persone non dovrebbero utilizzare banalmente le parole, ma donare parole buone, perché il Logos è sempre punto d’incontro tra finito ed infinito.  Attenzione però. Si possono dire tante parole in apparenza piene di significato solo formale, ma sostanzialmente vuote. Non basta infatti parlare d’amore, ma bisogna realmente amare con azioni concrete. “Fede e opere”.

Nel linguaggio è presente un grande mistero. La parola in qualche modo ci connette con Dio, mette in relazione con le altre persone e la realtà sia esterna che interna. Studiare il linguaggio dunque non è solo affascinante, ma anche un metodo d’indagine sul senso della vita ed il fine dell’umanità.

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