Vi siete mai chiesti quale sia il significato della parola musica?
Il termine musica deriva dal greco mousikḗ, “arte delle Muse“. È l’arte di ideare e produrre, mediante l’uso di strumenti musicali o della voce, sequenze strutturate di suoni semplici o complessi, che possono variare per altezza, intensità, timbro, organizzati secondo le dimensioni di melodia, armonia e ritmo. La musica rientra tra le varie espressioni culturali delle varie società. la musica dunque, seguendo il senso etimologico è l’arte delle Muse. Ma chi sono le Muse?
Sono nove sorelle, figlie di Zeus e di Mnemosine, personificazione della “Memoria” e la loro guida era Apollo. Esse rappresentavano l’ideale supremo dell’Arte. Possiamo notare qualcosa di molto interessante. Innanzitutto queste Muse sono nove, un numero che richiama i Cavalieri Templari, infatti, la leggenda racconta la fondazione dell’Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo da parte di nove Iniziati. Secondo la tradizione, i primi nove Templari furono: Hugues de Payns, Godefroy de Saint Omer, Andre de Montbard, Gundomar, Gudfried, Roland, Payen de Montdidier, Godefroy Bisol, Archimbaud de Saint Amand. Questo fatto di particolare rilevanza, dimostra come dal paganesimo al cristianesimo, la musica sia l’amica universale di ogni popolo.
Platone affermò che, come la ginnastica serviva ad irrobustire il corpo, la musica doveva arricchire l’animo. Nel Cristianesimo ebbe grande diffusione il canto, perché lo stesso “Cristo” veniva descritto nel Vangelo di Matteo come un cantore insieme ai suoi discepoli: “E dopo aver cantato l’inno uscirono verso il monte degli Ulivi”. La musica nel cristianesimo si sviluppò molto nel luogo di culto, la chiesa: si trattava della musica che veniva eseguita nella liturgia celebrativa della Messa. Secondo alcune ipotesi, la forma iniziale della musica liturgica fosse monodica, termine proveniente dalla parola greca che significa una voce sola, cioè veniva intonata la stessa melodia da uno o più cantori e basata su variazioni d’intonazione attorno ad una nota fondamentale denominata corda di recita, variazione che era dettata dall’enfasi delle parole del testo sacro, nello stile musicale detto sillabico. Con il passare del tempo si sovrappose un secondo stile, riservato inizialmente ai momenti di maggiore enfasi quali l’offertorio, in cui un solista intonava il testo facendo variare liberamente l’intonazione all’interno di una stessa sillaba in uno stile detto melismatico. La trasmissione della musica avveniva attraverso il metodo della tradizione orale, e attraverso scuole di canto, la cui presenza presso i maggiori centri di culto è attestata fino dal IV secolo. Oltre alla scuola di provenienza, è probabile che anche l’improvvisazione e l’abilità del singolo cantore determinassero in larga parte la musica d’uso liturgico.
Nella prima fase del VI secolo, in Occidente esistevano diverse aree liturgiche europee, ognuna con un proprio rito consolidato, associato ad uno specifico cantus planus, ovvero un tipo di canto liturgico monodico. Tra i principali, citiamo il rito vetero-romano, il rito ambrosiano a Milano, il rito visigotico-mozarabico in Spagna, il rito celtico nelle isole britanniche, il rito gallicano in Francia, il rito Aquileiese nell’Italia orientale, il rito Beneventano nell’Italia meridionale. La tradizione vuole che alla fine di questo secolo, sotto il papato di Gregorio Magno si giunse all’unificazione dei riti e della musica ad essi soggiacente. Ma, altri pensatori associano l’evento due secoli dopo ad opera di Carlo Magno e sotto l’impulso della unificazione politica che portò alla nascita del Sacro Romano Impero. L’attribuzione a Gregorio Magno sarebbe stata introdotta per superare le resistenze al cambiamento dei diversi ambienti ecclesiastici, costretti a rinunciare alle proprie tradizioni. Il prodotto dell’unificazione di due dei riti principali quello vetero-romano e quello gallicano fu codificato nel cosiddetto antifonario gregoriano, che conteneva tutti i canti ammessi nella liturgia unificata. Il repertorio del canto gregoriano è molto vasto e viene differenziato per epoca di composizione, regione di provenienza, forma e stile.
Attraverso questa brevissima e non esaustiva ricostruzione storica sulla musica, possiamo dedurre un concetto fondamentale. La musica è l’arte in grado di coinvolgere la persona nella sua vera essenza, cioè: corpo, anima e spirito.